Città della storia , contesti e palinsesti

Negli anni a cavallo tra  1978 e 1987 nasce l’interesse per il contesto: contesto come morfologia del sito, come ruolo e storia degli edifici esistenti, contesto come quadro sociale, politico e storico, contesto come luogo. Luogo inteso come rapporto che questo ha e deve avere con l’architettura degli edifici in un complesso ampio.

Storicamente siamo negli anni del crollo del muro di Berlino, del pontificato del Papa Wojtyla e dell’uccisione di Aldo Moro. Mentre, la cultura architettonica ha preso coscienza del fatto che bisogna fronteggiare un territorio ormai divenuto limitato insieme alle sue risorse.

Il nuovo interesse per il contesto riporta al centro il ruolo della città storica, in modo particolare la città di Roma.  Nel 1978 la mostra “ Roma interrotta”, costituisce un momento fondamentale nel dibattito sull’architettura ed invita  una serie di architetti a reinterpretare un settore della pianta grande del Nolli del 1748, riflettendo sul tema di Roma come città di frammenti e stratificazioni. 
Tra le interpretazioni più varie vengono inseriti elementi autobiografici, idee utopiche, si ragiona dal punto di vista orografico ed archeologico e sul rapporto tra architettura e natura. Di particolare rilevanza Paolo Portoghesi, che rilegge alcuni caratteri morfologici di Roma, basandosi sulle conoscenze del paesaggio tufaceo del nord del Lazio e sulle suggestioni di fiumi, torrenti e masse rocciose erose: appare evidente come per l’architetto, le trasformazioni della città siano assimilabili alle leggi di formazione della natura.
Al di fuori della mostra altri architetti contribuiscono al dibattito sul tema. Alessandro Anselmi vede in Roma, con le sue stratificazioni, i frammenti e le tracce delle civiltà passate, un esempio del fare architettura che è possibile riportare alla contemporaneità. Franco Purini individua dei temi architettonici ricorrenti nelle varie parti dell’Italia: il Nord “romano” è caratterizzato dal segno della pianta mentre il Sud “greco” si innalza plasticamente in prospetto ed il centro “ etrusco”, nasce stratificandosi e combinandosi in sezione.

Il tema del contesto non influenza solo Roma, ma anche a Berlino, dove si declina nello studio del rapporto tra architettura e spazio pubblico. Nel resto d’Italia si cerca una nuova chiave interpretativa nei progetti di architettura residenziale, partendo dallo studio critico della città, dalle sue trasformazioni, dal rapporto tra suolo e costruito, dall’osservazione dei colori e dei volumi. Partendo quindi, da un’analisi critica dello spazio.
Di conseguenza nascono sempre più complesse chiavi di interpretazione e lettura del contesto, tra queste emergono tre principali tendenze. La prima deriva dal pensiero di Peter Eisenman, basata sul concetto di “palinsesto”, stratificazione geografica e lettura critica delle differenti situazioni urbane; la seconda nasce dalle idee di Frank Gehry, orientata verso il carattere residuale e caotico del contesto. Infine, la terza è la formalizzazione del ragionamento di Zaha Hadid sul concetto di contesto come “tessitura”.

Eisenman introduce l’idea di layer, uno strato che singolarmente ha una propria logica e funzione e che, sovrapposto agli altri, crea il progetto vero e proprio. Gehry pone al centro del suo pensiero il cheapscape, un ambiente metropolitano che non fa più da sfondo al progetto, ma ne diventa protagonista. Il progetto con il quale riesce a dare il via a questo nuovo modo di pensare è quello per la Casa a Santa Monica, dove non demolisce la costruzione esistente, ma l’abbraccia con un nuovo edificio ad U.

In questo contesto emerge il pensiero di Zaha Hadid, introducendo la parola chiave “tessitura”, coesione tra architettura e paesaggio, “contesto è esattamente paesaggio”, “non esiste più una dicotomia tra costruito e non costruito”.

“Per la Hadid il disegnare e il dipingere è un atto fortemente strutturante il pensiero. Dipingere vuol dire lavorare alla creazione di uno spazio mentale, uno spazio di relazioni nuove tra le parti. Sono relazioni astratte, grafiche e concettuali in una prima fase che si traducono solo attraverso una serie di passaggi successivi in strutturazioni propriamente architettoniche”

Nel progetto The Peak ad Hong Kong,  il rapporto tra contesto ed architettura è risolto in uno spazio in cui costruito e non costruito si confondono e si fondono in un unico disegno. Gli strati del tessuto della Hadid emergono e si intrecciano. Le sue opere nascono quindi dall’intreccio tra paesaggio, edificio ed infrastrutture e si materializzano in forme dinamiche e veloci.

“In questi casi l’architetto fa comprendere come la chiave contestuale per affrontare il suo lavoro sia la più profonda e radicata”

Dopo il 2001, con l’avvento dell’Information Technology, strumento in grado di materializzare un’idea rafforzando così l’immaginazione, il concetto di paesaggio si evolve: si parla quindi di paesaggio informatico.

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